AIKO: spazio intelligente

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Sai qual è la cosa più affascinante dello spazio? Che rimane ancora oggi il territorio più misterioso e inesplorato che abbiamo. Per decenni abbiamo guardato agli Stati Uniti come gli unici in grado di fare la differenza lassù. Ma indovina un po’? C’è una startup nata a Torino che sta cambiando le regole del gioco.

Come è iniziato tutto

La storia di AIKO comincia nel 2017, e come tutte le grandi storie di innovazione, parte da un’intuizione brillante. Lorenzo Feruglio, ricercatore di ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, e Giorgio Albano, avvocato, si trovano a ragionare su un problema che sembrava insormontabile.

Feruglio aveva passato anni a studiare le missioni spaziali durante il suo dottorato, e una cosa gli era chiarissima: il modo in cui gestivamo i satelliti era obsoleto e inefficiente. Pensa che ogni satellite in orbita ha bisogno di un team di operatori sulla Terra che lo controllano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Se il satellite incontra un problema, deve aspettare che qualcuno sulla Terra se ne accorga, analizzi la situazione e invii i comandi giusti. Nel frattempo? Possono passare ore preziose.

L’idea di Feruglio era rivoluzionaria nella sua semplicità: e se i satelliti potessero pensare da soli? E se potessero prendere decisioni in autonomia, senza aspettare istruzioni dalla Terra? Da questa domanda nacque AIKO, incubata in I3P, l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino.

Il nome e la visione

AIKO non è un acronimo casuale, rappresenta proprio l’essenza di quello che vogliono fare: creare sistemi autonomi e intelligenti per lo spazio. E la visione? Ridurre la dipendenza dagli operatori terrestri e dare ai satelliti la capacità di cavarsela da soli lassù.

Nel 2019, solo due anni dopo la fondazione, arriva il colpo da maestro: AIKO diventa la prima azienda al mondo a dimostrare un algoritmo di intelligenza artificiale funzionante in orbita per una missione di osservazione della Terra. Primo posto mondiale. Da Torino. Non male, vero?

Le tecnologie che stanno facendo la differenza

Ora, parliamo di cosa fa veramente AIKO. Non è roba da fantascienza, anche se ci va vicino. Hanno sviluppato una serie di software basati su intelligenza artificiale che stanno letteralmente trasformando il modo in cui gestiamo le missioni spaziali.

orbital_OLIVER: il cervello dei satelliti

Immagina un satellite che può pensare. orbital_OLIVER è proprio questo: un software che permette ai satelliti di prendere decisioni in tempo reale. Se c’è un detrito spaziale che si avvicina? Il satellite lo vede, calcola il rischio e si sposta da solo. Se deve ottimizzare l’uso dell’energia? Lo fa senza chiedere permesso a nessuno sulla Terra.

Pensa alla differenza: invece di aspettare ore per ricevere un comando, il satellite reagisce in pochi secondi. Questo è il futuro, e sta già accadendo.

gifted_GENE: il dottore di bordo

Un altro problema grosso nello spazio? Non puoi mandare un tecnico a riparare qualcosa. Se si rompe, si rompe. gifted_GENE è come avere un medico sempre presente sul satellite. Monitora costantemente tutti i sistemi, identifica anche le anomalie più piccole e, soprattutto, prevede i guasti prima che accadano.

È un po’ come quando il meccanico ti dice “guarda, tra qualche mese dovrai cambiare i freni” prima che si rompano mentre stai guidando. Solo che qui parliamo di satelliti da milioni di euro che orbitano a centinaia di chilometri dalla Terra.

clear_CHARLES e clear_CHLOE: gli analisti intelligenti

Questi due software sono complementari e risolvono un problema pratico enorme. Normalmente, un satellite raccoglie tonnellate di dati e immagini che deve trasmettere a Terra per l’analisi. Il problema? La banda di trasmissione dallo spazio è limitatissima e costosissima.

clear_CHARLES lavora con i sensori passivi e analizza le immagini direttamente a bordo. Invece di mandare 10.000 foto grezze, il satellite le guarda, seleziona quelle utili e le ottimizza prima di inviarle. Un risparmio incredibile di tempo e soldi.

clear_CHLOE fa la stessa cosa ma con strumenti più complessi come radar e sensori multispettrali. Entrambi riducono drasticamente il carico sulle comunicazioni e accelerano tutto il processo.

I progetti che stanno costruendo il futuro

A metà del 2025, AIKO è coinvolta in quattro progetti principali che sembrano usciti da un film di fantascienza, ma sono realtà:

IOSL (In Orbit Space Lab): stanno creando un vero e proprio laboratorio orbitale che elabora i dati direttamente lassù, senza doverli mandare a Terra. Pensa alle possibilità: analisi in tempo reale, risposte immediate agli eventi.

AISAR: questo progetto potenzia l’elaborazione dei dati radar, fondamentali per la sorveglianza ambientale e marittima. Utile per tracciare navi, monitorare ghiacci polari, controllare le coste.

CLICK: qui le cose si fanno davvero interessanti. Stanno sviluppando satelliti SAR con capacità cognitive. Cosa significa? Che il satellite può decidere autonomamente cosa osservare in base a quello che ha già visto. È come avere un fotografo intelligente che sa già cosa è interessante fotografare.

ULS: un sistema di locomozione per rover lunari autonomi. Sì, avete capito bene, lunari. Rover che possono analizzare il terreno della Luna e muoversi senza aspettare ordini dalla Terra.

Questi progetti non sono solo sulla carta. Secondo la scala TRL (Technology Readiness Level) che misura la maturità tecnologica da 1 a 9, i progetti AIKO sono tra il livello 4 e il 9. In pratica, alcuni sono già pronti per l’uso operativo.

Un primato europeo che conta

AIKO è stata la prima società in Europa a dimostrare algoritmi di Deep Learning funzionanti in orbita. Non parlare e basta, ma mostrare risultati concreti. Questa capacità di passare velocemente dalla teoria alla pratica ha attirato l’attenzione dei giganti del settore.

Oggi collaborano con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il Politecnico di Torino e i principali operatori del settore spaziale europeo. Non male per una startup nata otto anni fa, no?

I soldi che hanno creduto nella visione

Quando un’idea è buona, i soldi arrivano. E per AIKO sono arrivati eccome. Hanno raccolto oltre 7 milioni di euro, un percorso impressionante che dimostra quanto il mercato creda nella loro visione.

Il primo investimento serio è del 2019: Geminea mette 800.000 euro sulla giovane startup. Poi arriva un round di Serie A da 3,5 milioni di euro guidato da Deep Blue Ventures e Primo Ventures, fondi che si occupano proprio di tecnologie avanzate e spazio.

A febbraio 2025, il Club degli Investitori aggiunge altri 520.000 euro, portando il totale a 7 milioni. Marco Villa del Club degli Investitori ha detto una cosa interessante: “AIKO è un pioniere nell’automazione basata sull’utilizzo pratico dell’Intelligenza artificiale, grazie a una architettura flessibile che ha permesso di accelerare l’adozione della loro tecnologia nel settore spaziale”.

Il round è ancora aperto fino a un massimo di 5 milioni, segno che hanno piani ambiziosi.

E il mercato? Il settore globale dei satelliti dovrebbe raggiungere 507 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita del 7,1% all’anno. L’intelligenza artificiale applicata allo spazio da sola arriverà a 6,4 miliardi di dollari entro il 2032, e in Italia vale già circa 230 milioni di euro.

Riconoscimenti che contano

A gennaio 2024, AIKO viene selezionata per Elevator, il programma di Endeavor, uno dei programmi di accelerazione più prestigiosi al mondo. Solo 12 startup vengono scelte dopo un processo di selezione durissimo guidato da venture capitalist e mentori di altissimo livello.

Lorenzo Feruglio ha commentato così: “È una conferma di come la nostra visione e il nostro lavoro possano essere un fattore di svolta per l’industria spaziale. Crediamo nella possibilità di innovare attraverso la collaborazione“. Parole semplici ma che dicono tutto.

Dove stanno andando

A metà 2025, AIKO ha un team di circa 60 specialisti, tutti esperti in intelligenza artificiale, algoritmi di automazione e strategia commerciale. Il piano? Arrivare a 70 persone nei prossimi due anni.

La sede principale è a Torino, ma nel gennaio 2023 hanno aperto un ufficio strategico a Tolosa, nel cuore dell’industria aerospaziale europea. Tolosa non è stata scelta a caso: lì c’è Airbus Defence and Space e un intero ecosistema di aziende del settore.

Gli obiettivi per il futuro includono il rafforzamento in Francia e l’ingresso nel mercato americano entro il 2025. Il nuovo capitale serve proprio a questo: espandersi e competere con i giganti americani e cinesi.

Perché tutto questo è importante

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nei sistemi spaziali non è un semplice miglioramento, è un cambio totale di paradigma. Pensa alle possibilità: esplorazione dello spazio profondo senza ritardi nelle comunicazioni, costellazioni di satelliti che si coordinano da soli, missioni scientifiche che si adattano in tempo reale alle scoperte.

Come dice Lorenzo Feruglio: “I satelliti di domani non saranno solo strumenti operativi, ma sistemi intelligenti in grado di gestire la propria orbita, prendendo decisioni autonome e collaborando tra loro“.

Un esempio concreto? Con la tecnologia AIKO, puoi rilevare in tempo reale eventi critici come incendi o alluvioni e permettere una risposta immediata delle autorità. Non ore dopo, ma subito.

Mattia Varile, direttore dell’innovazione di AIKO, lo spiega bene: l’adozione di intelligenza artificiale a bordo delle piattaforme orbitanti ha il potenziale di aumentare l’efficienza e la resilienza dei sistemi di osservazione, migliorando qualità e tempestività dei dati.

Torino, capitale dello spazio italiano

Torino si sta confermando come punto strategico per l’evoluzione del settore spaziale. Non è un caso che l’Agenzia Spaziale Europea abbia recentemente istituito un incubatore proprio in città. La combinazione tra università di qualità (il Politecnico), infrastrutture tecnologiche e presenza di aziende innovative come AIKO sta creando un ecosistema perfetto per competere a livello internazionale.

Da Torino allo spazio profondo, AIKO dimostra che l’eccellenza italiana può competere e vincere anche nelle frontiere più avanzate della tecnologia. E questa è solo l’inizio della storia.

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