Arduino: un’eccellenza italiana che punta al mondo

 In Impresa

Vent’anni per il mondo dell’informatica possono sembrare un’eternità, ma Arduino in questo periodo è riuscita a fare molto di più che sopravvivere: ha rivoluzionato il modo in cui milioni di persone si avvicinano all’elettronica e alla programmazione. Oggi parliamo di un prodotto che ha democratizzato la tecnologia partendo da un bar di Ivrea.

Le origini del nome

Arduino, la storica piattaforma elettronica open source italiana, ha un nome che racconta già molto della sua storia. Il nome deriva dal “Bar di Re Ardoino”, il locale di Ivrea frequentato dai fondatori del progetto. Il bar era intitolato ad Arduino d’Ivrea, re d’Italia nell’XI secolo, una figura storica che inconsapevolmente avrebbe dato il nome a una delle più importanti innovazioni tecnologiche del XXI secolo.​

Ma la storia del nome ha radici ancora più profonde. Prima di Arduino esisteva Wiring, un progetto sviluppato nel 2004 da Hernando Barragán, uno studente colombiano dell’Interaction Design Institute Ivrea (IDII). Il suo relatore era proprio Massimo Banzi, che di lì a poco sarebbe diventato uno dei padri fondatori di Arduino. Wiring era già una piattaforma rivoluzionaria, ma costava troppo per gli studenti.​

Come nasce il progetto

Il progetto Arduino inizialmente viene concepito da un team di cinque persone: Massimo Banzi, David Cuartielles, David Mellis, Gianluca Martino e Tom Igoe. L’obiettivo era creare uno strumento ancora più economico e accessibile di Wiring per i corsi dell’istituto di Ivrea. Prima di Arduino, creare dispositivi interattivi richiedeva competenze avanzate di elettronica e ingegneria, rendendo difficile l’accesso ai non addetti ai lavori.​

Non è un caso che tutto questo sia nato proprio a Ivrea, la città che nel Novecento aveva dato i natali a Olivetti. L’IDII era stato fondato da Telecom Italia e Olivetti proprio per continuare quella tradizione di innovazione tecnologica. L’idea era semplice ma potente: dare a designer, artisti e studenti uno strumento per trasformare le loro idee in prototipi funzionanti senza dover essere ingegneri elettronici.​

La scelta che cambia tutto

La vera rivoluzione di Arduino non fu solo tecnica, ma filosofica. Il team decide di rendere tutto completamente open source: gli schemi hardware, il software, ogni singolo componente. Una mossa coraggiosa che oggi potrebbe sembrare ovvia, ma all’epoca era rivoluzionaria. Chiunque poteva scaricare i progetti, modificarli, migliorarli e persino produrre cloni delle schede.​

La tecnologia non come strumento a esclusivo beneficio di chi vende“, dichiarò Massimo Banzi. Questa filosofia permise una crescita esponenziale. Il primo prototipo fu completato in soli cinque giorni: David Mellis scrisse il codice in due giorni e la scheda fisica fu pronta nei tre successivi. La prima produzione di circa 200 schede partì nel maggio 2005.​

Un successo planetario

Le prime settimane mostrarono subito il potenziale del prodotto. La comunità crebbe rapidamente, attratta dalla semplicità d’uso e dall’accessibilità economica. Ma con il successo arrivarono anche i problemi. Nel 2008 venne creata Arduino LLC negli Stati Uniti per gestire il marchio e lo sviluppo software. La produzione fisica rimaneva in Italia, affidata a Smart Projects (poi Arduino SRL) guidata da Gianluca Martino.​

Questa separazione sembrava funzionare, ma nascondeva tensioni che sarebbero esplose anni dopo. Arduino si espandeva con nuovi modelli: dalla scheda Mega per progetti più complessi, alla Nano per applicazioni miniaturizzate. La comunità raggiungeva milioni di utenti in tutto il mondo.​

La guerra dei due Arduino

Intanto i conflitti interni portarono a una drammatica scissione. Nel 2014-2015 scoppiò una battaglia legale tra Arduino LLC (guidata da Banzi) e Arduino SRL (venduta a una holding svizzera con Federico Musto come CEO). La disputa riguardava la proprietà del marchio “Arduino” in Italia e in Europa.​

Per continuare a operare mentre i tribunali si pronunciavano, il team di Banzi lanciò un nuovo marchio: Genuino. Le schede Genuino erano identiche alle Arduino, ma potevano essere vendute legalmente nei mercati dove il marchio originale era contestato. Una soluzione temporanea che confuse la comunità e danneggiò l’immagine del progetto.​

La pace arrivò nel 2016, quando le parti annunciarono la riunificazione sotto un’unica entità. Nel 2017, Fabio Violante, ingegnere informatico con esperienza manageriale, divenne CEO di Arduino SA con il mandato di portare l’azienda verso il futuro.​

Cosa ha cambiato Arduino?

Questo dispositivo ha cambiato per sempre l’approccio alla prototipazione elettronica. La concezione dietro questo prodotto era portare un modo di vedere la tecnologia del tutto diverso: non più riservata agli ingegneri, ma accessibile a chiunque avesse un’idea da realizzare.

Arduino ha creato un ecosistema globale. Oggi conta oltre 33 milioni di utenti, da studenti delle scuole medie a ricercatori universitari, da artisti a maker, da hobbisti a professionisti dell’industria. È stata usata per progetti di ogni tipo: robot, droni, stazioni meteo, installazioni artistiche, dispositivi IoT, prototipi industriali.​

La produzione è rimasta in Italia, nell’area tra Ivrea e Strambino, mantenendo vivo quel legame con il territorio che aveva dato vita al progetto. Negli anni successivi anche i concorrenti hanno cercato di replicare il modello, ma Arduino è rimasta lo standard di riferimento per la facilità d’uso e la vastità della community.​

Il futuro è adesso

Nell’ottobre 2025, vent’anni dopo quella prima scheda prodotta in 200 copie, arriva il riconoscimento definitivo: Qualcomm Technologies, colosso americano dei semiconduttori, annuncia l’acquisizione di Arduino. Un’operazione che mira a unire la piattaforma accessibile di Arduino con le tecnologie avanzate di Qualcomm: intelligenza artificiale, machine learning, IoT di nuova generazione.​

Arduino continuerà a operare come marchio indipendente sotto la guida di Fabio Violante, portando avanti quella missione di democratizzazione della tecnologia che l’ha resa famosa. Il primo prodotto della nuova era è l’Arduino Uno Q, una scheda che integra processori Qualcomm e porta l’intelligenza artificiale sulla piattaforma più iconica.spazio50

Da un bar di Ivrea a 33 milioni di utenti in tutto il mondo. Da cinque persone con un’idea a parte di uno dei giganti della tecnologia globale. Arduino ha dimostrato che l’Italia può competere ai massimi livelli nell’innovazione tecnologica, che l’open source non è solo un modello sostenibile ma vincente, e che le migliori rivoluzioni nascono quando la tecnologia diventa accessibile a tutti.

Oggi tutti i maggiori sistemi di prototipazione elettronica hanno integrato filosofie simili, interfacce semplificate e community aperte. Arduino non ha solo creato un prodotto: ha creato un movimento che ha cambiato il mondo dell’elettronica per sempre.

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