Legge di bilancio 2026: novità per le imprese

 In Impresa

La cornice della Legge di Bilancio 2026 si sta definendo con la presentazione del Documento Programmatico di Finanza Pubblica alla Camera il 3 ottobre. L’intervento complessivo vale circa 16 miliardi di euro, coperti per una quota stimata tra i 6 e i 6,5 miliardi da nuove entrate e per la parte restante da interventi sulla spesa nell’ordine dei 9–10 miliardi. Il quadro di finanza pubblica resta improntato alla riduzione del disavanzo verso il 3% già nel 2025, mentre la crescita del PIL per il 2025 viene confermata allo 0,5%. Per le imprese, in particolare per le PMI manifatturiere, questo si traduce in un set di leve fiscali e di investimento che guarda alla competitività, alla produttività e all’efficienza energetica.

Temi principali

Vediamo quali sono i temi principali legati alla manovra.

IRPEF per il ceto medio e impatti sul costo del lavoro

La manovra conferma l’intenzione di proseguire con la rimodulazione dell’IRPEF a beneficio del ceto medio. L’ipotesi operativa è l’alleggerimento dell’aliquota intermedia dal 33% al 32% per i redditi fino a 50.000 euro. Pur trattandosi di un intervento che agisce formalmente sulle persone fisiche, le ricadute aziendali sono rilevanti: l’alleggerimento del prelievo su una fascia ampia di retribuzioni può riflettersi sul costo del lavoro, sulle politiche retributive e sulla retention dei profili tecnici, contribuendo a un contesto più favorevole per assunzioni mirate e piani di crescita.

Rottamazione “quinquies” e gestione della liquidità

Resta sul tavolo, con alta probabilità di conferma, la rottamazione quinquies” delle cartelle. Non è una misura di politica industriale in senso stretto, ma può essere decisiva per sbloccare margini finanziari nelle aziende che hanno necessità di razionalizzare pendenze pregresse. La possibilità di riorganizzare i debiti e di ridurre il peso degli oneri accessori può migliorare il profilo di liquidità e la bancabilità dei progetti di investimento.

IRES premiale: collegare utili, capex e nuove assunzioni

Per quanto riguarda la tassazione delle imprese, è confermata la logica dell’IRES premiale, con una riduzione di quattro punti dell’imposta per gli utili reinvestiti in assunzioni e in investimenti. È un incentivo che richiede pianificazione anticipata: collegare il piano assunzionale alle tappe degli investimenti, soprattutto in digitalizzazione, automazione e revamping degli impianti, consente di massimizzare il beneficio fiscale e di abbassare il tax rate effettivo nei periodi di maggior CapEx.

Transizione 5.0 e una nuova misura nazionale strutturale

L’elemento potenzialmente più trasformativo riguarda l’evoluzione del Piano Transizione 5.0. Alle risorse REPowerEU che hanno sostenuto la prima fase potrebbe affiancarsi una nuova misura nazionale, strutturale e più snella, pensata per garantire continuità e semplificazione. Il superamento del vincolo DNSH renderebbe accessibili gli incentivi anche alle imprese energivore, come acciaierie, cartiere e cementifici, finora penalizzate pur essendo tra le realtà che più possono beneficiare di interventi di efficienza su larga scala. Intanto, i dati più recenti su Transizione 5.0 indicano un’accelerazione: le prenotazioni hanno superato i due miliardi e, per ogni euro di credito d’imposta, si osserva un risparmio energetico superiore al doppio delle attese. È un segnale concreto che l’abbinata digitalizzazione–efficienza sta funzionando sul campo.

Strumenti a supporto degli investimenti

Accanto alle leve fiscali, il Governo punta a rinnovare e rafforzare strumenti già noti e utilizzati dalle imprese. Il Fondo di Garanzia per le PMI resta centrale per facilitare l’accesso al credito in fasi di investimento o ristrutturazione finanziaria. I Contratti di Sviluppo continuano a rappresentare la via maestra per progetti di scala con impatto sulle filiere e sull’export, mentre gli Accordi per l’Innovazione sostengono programmi collaborativi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale. La combinazione di questi strumenti con la futura misura nazionale consente di costruire architetture finanziarie su più livelli, integrando credito garantito, sostegno agli investimenti produttivi e copertura delle attività di R&S.

Sanità, famiglia e ricadute sull’ecosistema del lavoro

Il rafforzamento del Fondo sanitario nazionale aggiunge risorse oltre ai quattro miliardi già stanziati, con l’obiettivo di incrementare il personale, investire in prevenzione e affrontare nodi strutturali come i tetti di spesa farmaceutica. Le misure a sostegno della famiglia — bonus mamme, possibili detassazioni su tredicesime e straordinari, soglia dei buoni pasto ipotizzata a dieci euro e maggiore flessibilità sui fringe benefit — agiscono indirettamente sull’ecosistema d’impresa, migliorando l’attrattività del lavoro dipendente e offrendo margini per politiche di welfare aziendale più efficaci.

Calendario istituzionale e tempi di decisione

Il 9 ottobre il DPFP approda in Parlamento; entro il 15 ottobre il Governo trasmetterà alla Commissione europea il Documento Programmatico di Bilancio; entro il 20 ottobre, dopo il passaggio in Consiglio dei Ministri, arriverà in Parlamento il Disegno di Legge di Bilancio. L’iter dovrà concludersi entro dicembre, in tempo per l’entrata in vigore delle norme dal 1° gennaio. Per le imprese questo significa che tra l’ultimo trimestre dell’anno e il primo del successivo si apre la finestra in cui le decisioni contano davvero: predisporre la baseline energetica, definire i pacchetti tecnici degli interventi, selezionare i fornitori chiave e costruire un business case con indicatori chiari rende più rapida la presentazione delle domande e più solida la negoziazione con banche e partner.

Cosa fare adesso

Conviene muoversi su tre assi. Il primo è l’energia: mappare i consumi per impianto e linea, individuare gli interventi con payback più breve e progettare soluzioni di recupero calore, revamping dei motori, compressione e climatizzazione, integrando sensoristica e controllo digitale per misurare i risultati. Il secondo è la fabbrica connessa: sistemi MES e integrazione ERP–macchine, tracciabilità in tempo reale, qualità guidata dai dati e manutenzione predittiva offrono un rapporto favorevole tra costo d’implementazione e impatti su produttività e sprechi. Il terzo è l’organizzazione: collegare le assunzioni alle milestone dei progetti, simulare l’effetto della riduzione IRPEF sui livelli retributivi più diffusi in azienda e disegnare pacchetti di benefit coerenti con i nuovi tetti esentasse aiuta a trattenere competenze e a sfruttare appieno l’IRES premiale.

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