Biocarburanti: la sfida del presente
Il G20 conclusosi da qualche giorno in India ha riacceso i riflettori sulla questione biocarburanti come sostituti dei combustibili fossili. Ma da dove arriva questa idea e cosa può comportare?
Una storia che inizia da lontano
Oggi sembra un concetto quasi futuristico, ma in realtà, l’utilizzo di biomasse per ottenere energia è molto vecchio. Infatti sin dalla preistoria si utilizzavano a questo scopo. Certo, con lo sviluppo tecnologico le carte in tavola sono cambiate.
La data nella quale l’uomo ha iniziato ad utilizzare autonomamente il fuoco è incerta, ma sin dai tempi lontani, circa 300 mila anni fa, abbiamo imparato ad utilizzarlo. Solo più tardi siamo stati in grado di accenderlo senza una fiamma viva nelle vicinanze. Questo è stato un passo cruciale per l’evoluzione umana e anche i biocarburanti potrebbero rappresentarlo.
Biocarburanti oggi
Oggi il legno e altre biomasse rappresentano ancora una fonte d’energia cospicua, ma le cose si stanno evolvendo in fretta.
Uno dei biocarburanti che oggi riceve più attenzione è il bioetanolo, un alcol, che viene usato mischiato con la benzina per ridurre le emissioni di carbonio e l’emissione di particolato.
L’etanolo è già presente nel carburante che oggi immettiamo nel serbatoio delle nostre auto. Si tratta di una percentuale esigua che varia dal 5 al 10 percento. L’obiettivo è quello di riuscire ad aumentarlo sensibilimente. Alcuni motori possono sopportare una percentuale anche superiore al 50%. Per quanto riguarda il biodiesel, anche questo è già in parte in commercio, con percentuali di organico che si aggirano intorno al 20%.
Come nasce un biocarburante
Per ottenere le sostanze che poi andranno a comporre il biocarburante il processo è abbastanza lungo e richiede due approcci: la decostruzione ad alta temperatura o la decostruzione a bassa temperatura.
Questi due processi servono a decostruire la struttura cellulare della pianta. Il primo processo si ottiene arrivando a temperature prossime ai 700 gradi. Si tratta di un processo che si preferisce quando si trattano alghe, ad esempio. Il processo a bassa temperatura è comunque lungo e, dopo varie fasi, si arriva al biocarburante per idrolisi.
Un processo da ottimizzare
Si tratta comunque di processi che emettono CO2, quindi non può essere considerata del tutto un’alternativa al carburante tradizionale. Inoltre la questione non di secondo ordine, è che più si aumentano le terre coltivate per ottenere i biocarburanti e meno ce ne saranno per produrre cibo, altra grande emergenza del mondo contemporaneo.
Allo studio ci sono modi per rendere più efficiente lo sfruttamento delle alghe come biocarburante, questo ridurrebbe il problema legato al cibo.
Per questo è senz’altro importante la nascita dell’Alleanza globale per i biocarburanti, seppur gli obiettivi e i modi per raggiungerli rimangono ancora nebulosi.