Da Industria 4.0 a Transizione 4.0

 In News tecnologia

Quello dell’industria 4.0 è un tema che ricorre spesso, soprattutto dal 2016 oggi è tornato di grande attualità poiché il piano europeo Next Generation EU porta denaro che permette di finanziare nuove iniziative.

 

Industria 4.0 nel 2016

Si è cominciato a discutere di industria 4.0 prima che il radicale processo di cambiamento fosse iniziato, al contrario di quanto accaduto precedentemente. Infatti per il vapore, l’elettricità e l’informatica il mondo è stato irrimediabilmente trasformato e solo dopo si è studiato quanto accaduto. Situazione che oggi è del tutto diversa perché possiamo già tracciare una rotta verso il futuro e il digitale è senz’altro l’elemento fondante.

Cosa serve per superare il vecchio concetto di produzione? Di certo non solo IoT (Internet of Things), dialogo tra macchine, ma una connessione migliore tra macchina e uomo. Proiettarsi in un’ottica di competizione futura nel mondo che cambia significa soprattutto essere in grado di sfruttare la potenza dei Big Data.

L’obiettivo principale del Piano Calenda era quello di diffondere tra gli imprenditori il tema dell’Industria 4.0, non solo quindi incentivare una transizione importante, quanto portare nella mente dell’imprenditore il problema. Già nel 2018 solo il 2,5% degli imprenditori affermava di non aver mai sentito parlarne.

La transizione 4.0 ha intaccato la realtà produttiva prima di tutto, in minima parte la supply chain oppure il ciclo di vita del prodotto. Infatti i dati testimoniano come le tecnologie di maggior rilievo siano state: automazione avanzata; cloud e software per l’analisi. Il rinnovo del parco macchine è stato necessario per conseguire obiettivi legati all’efficienza di produzione, grazie ai superammortamenti e agli iperammortamenti questo è stato possibile gravando meno sulle finanze aziendali.

 

2021: transizione 4.0

Come ogni anno la corsa alla Legge di Bilancio ha riempito i giornali, cartacei e digitali. Il Paese deve essere rilanciato in più aree e uno dei pacchetti di incentivi pensato per raggiungere lo scopo è quello annunciato a novembre: Piano Transizione 4.0.

I precedenti incentivi avevano un orizzonte temporale di un solo anno mentre questo prevede uno stanziamento per due anni fiscali, cosa che permette di programmare con più calma il futuro per le aziende; infatti non era raro che un’impresa rinunciasse a strutturare un progetto di rinnovamento radicale, vista la mancanza di sicurezza della sua permanenza futura.

Non mancano i punti oscuri, infatti viene indicato che ogni impresa che intende investire nella transizione 4.0 deve inviare una “comunicazione al Ministero dello sviluppo economico” ma non è ancora chiara la modalità di tale procedura. Di certo c’è bisogno di chiarezza per alcuni punti del piano ma si tratta, in ogni caso, di un tassello importante per incentivare le imprese italiane, troppo spesso indietro nella transizione verso l’industria 4.0, ad un passaggio fondamentale per la competitività dei settori strategici nel lungo periodo.

Per ulteriori informazioni potete consultare direttamente il sito del MISE.

 

AGGIORNAMENTO 2022

Transizione 4.0: proroga degli incentivi fino al 2025

La buona notizia per il piano Transizione 4.0 è che, alla luce della situazione pandemica che causato un rallentamento nell’adozione delle nuove tecnologie, è stato prorogato fino al 2025. La differenza principale tra il vecchio piano inaugurato nel 2017 e quello di oggi è che l’iperammortamento di macchinari o altri beni iniziato nel 2020 diventa credito d’imposta. 

 

Da segnalare inoltre che il beneficio nel 2022 per chi acquista ora è inferiore rispetto al 2021 perché diminuiscono i costi del bene e, contemporaneamente anche i massimali di spesa possibili per ogni singolo arco di tempo. Per quanto riguarda il credito d’imposta per ordini avvenuti entro il 31 dicembre 2022 ecco qualche dato pratico per capire quanto spetta e in che modalità:

  • 0% per la quota oltre i 10 milioni e fino ai 20 milioni di euro d’investimento; 
  • 20% per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro fino ad un massimo di 10 milioni di euro;
  • 40% del costo fino a 2,5 milioni di euro.

Attenzione ai bonus non prorogati a partire dal 2023

Non tutti i beni godranno di bonus fino al 2025 quindi occorre prestare attenzione nel momento di pianificazione degli acquisti. 

 

Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi ordinari, diversi da quelli indicati negli allegati A e B della legge 232/2016, sia materiali che immateriali (es.: mobili, arredi, macchinari e software non 4.0). Pertanto, il bonus del 6%, nel limite massimo di costi ammissibili pari a due milioni di euro per i beni materiali, oppure a un milione per i beni immateriali, spetterà per gli investimenti effettuati non oltre il 31 dicembre 2022 o fino al 30 giugno 2023 alle consuete condizioni.

 

Credito d’imposta per la formazione del personale dipendente mirata all’ottenimento o al consolidamento delle competenze necessarie alla trasformazione tecnologica e digitale 4.0 (articolo 1, comma 210 e seguenti, legge 160/2019), che di quindi resta applicabile fino alle spese sostenute nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2022.

 

Ecco uno schema riassuntivo delle scadenze per i beni materiali:

 

Beni materiali

Ecco uno schema riassuntivo delle scadenze per i beni immateriali:

Beni immateriali
Recommended Posts
Richiesta info

Hai una domanda, un dubbio, una curiosità, una richiesta? Inviaci un messaggio, saremo lieti di risponderti al più presto!

Start typing and press Enter to search

2021-lanno-della-ripresa