Ford: la rivoluzione della produzione
Quando si pensa a Ford come imprenditore la mente corre alla famosa Model T. Un’auto che ha rivoluzionato il mondo e che ha permesso agli Stati Uniti di motorizzare il Paese. Infatti si trattava di un’auto abbastanza economica da poter essere acquistata anche dalla classe media. Ma il vero lascito non è stato questo, la rivoluzione fu la catena di montaggio.
Breve storia di Henry Ford
Ford nasce da una famiglia di contadini nei pressi di Deaborn, nel Michigan. A sedici anni decide di trasferirsi a Detroit per lavorare, si manifesta subito il suo spirito intraprendente e attivo.
Dopo essersi sposato decide di tornare a Detroit e viene assunto alla Edison, nonostante il lavoro andasse bene nella sua mente rimaneva un sogno: creare una vettura che potesse muoversi senza essere trainata da un cavallo. In altre parole: un’automobile.
Lavorava al progetto di una vettura azionata da un motore nel tempo libero, a dir la verità molto risicato, dal suo lavoro principale. Aveva anche trovato investitori per il suo progetto ma la voglia di migliorarlo sempre più cozzava col desiderio degli altri di mettere sul mercato una vettura. Così le strade si divisero, da quella divisione nacque la Cadillac Motor Car Company.
La Ford Motor Company
All’inizio dell’avventura ci furono diversi modelli, solo alcuni rilasciati sul mercato, come la Model A. Il problema era essenzialmente di costo: infatti le auto richiedevano molte ore di lavoro e non potevano costare poco. Per questo, fino a quel momento, si trattava di un bene elitario. Ma Ford sognava un modello che potesse far esplodere il mercato di massa. Sognava la Model T. In un giorno si potevano produrre poche Model A tramite il lavoro di tre operai che assemblavano l’auto a mano.
Scomporre il problema
Il segreto della catena di produzione è quello di scomporre la macchina in tante piccole, ripetitive, azioni che portano poi all’assemblaggio finale.
Come detto, fino a quel momento ogni auto veniva costruita da due o tre operai che lavoravano dall’inzio alla fine. Questo richiedeva tempo e l’abilità di completare diverse parti del processo.
Ford spezzò la produzione in ottantaquattro passaggi che richiedevano altrettanti operai. Ognuno doveva ripetere soltanto un gesto e passare il pezzo al successivo operaio. Subito dopo fu introdotto un rullo meccanico che dettava il ritmo.
Monotonia e problemi degli operai
L’innovazione fu accolta con sospetto e odio dagli operai che lamentavano la riduzione del proprio lavoro ad un gesto monotono. Inoltre non erano più richieste le competenze avanzate di alcuni operai che portavano a termine compiti critici. In questo modo ogni individuo poteva potenzialmente essere un operaio.
Charlie Chaplin mise in luce questo problema nella pellicola del 1936 “Tempi moderni” mostrando la vita di un operaio che per vivere deve soltanto avvitare bulloni. L’ironia tipica del famoso attore portò il film al successo mondiale.