Robot: perché sono il presente

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Robot sempre più intelligenti, sempre più efficienti, si pensa spesso alla robotica come al futuro, ma in realtà stiamo vivendo un presente nel quale questa è già presente in forme sempre più raffinate.

Robot: da dove è iniziato tutto

Sin dall’antichità si pensava a macchine che potessero svolgere i nostri compiti, in tempi più recenti possiamo pensare all’automa cavaliere progettato da Leonardo da Vinci. Si trattava di un’opera alquanto particolare, azionata da cavi e manopole che avrebbe dovuto riprodurre un cavaliere in armatura. Aveva probabilmente scopo di intrattenimento ma rappresenta un’importante testimonianza.

L’evoluzione moderna

Il termine robot deriva dal ceco “lavoro forzato” e fu utilizzata per la prima volta nel 1921 dallo scrittore Karel Capek. Qualche anno dopo lo scrittore e biochimico Isaac Asimov consegna alla storia le famose tre leggi della robotica. 

Seppur le sue opere siano state di finzione Asimov ha avuto la lungimiranza per prevedere alcuni sviluppi futuri della tecnologia. 

William Grey Walter fu il primo a creare un prototipo di robot: Elmer e Elsie. Questi erano in grado persino di correre a ricaricarsi quando le batterie giungevano ad una carica troppo bassa. Walter era fermamente convinto che si dovesse simulare in modo analogico il comportamento del cervello. Nel frattempo molti colleghi come Turing, lavoravano alla digitalizzazione del pensiero.

Un altro esemplare più avanzato possiamo osservarlo nell’immagine qui sotto: Freddie II. Un robot progettato negli anni settanta in Scozia.

Robot e cobot

I robot non sono soltanto umanoidi e spesso non hanno affatto sembianze umane. Nelle catene di montaggio del settore automobilistico, ad esempio, si tratta per lo più di braccia. 

Si tratta di macchine di vitale importanza poiché permettono di mantenere ritmi produttivi alti che portano a produzioni massive. In questo caso le “sembianze” non sono affatto importanti. 

Insieme al concetto di robot, negli anni, si è sviluppato anche quello di cobot. Ovvero di un robot che condivida uno spazio con un operatore umano e che lo aiuti a svolgere alcuni compiti. In questo campo si sono fatti diversi tentativi e qui, più che in altri, le sembianze rivestono un ruolo importante. 

Un esempio tutto italiano: Robee

Robee è un cobot sviluppato da Oversonic, azienda italiana, ed è pensato per essere d’ausilio in diversi contesti. Infatti è in grado di afferrare oggetti, contare, e movimentarli. Inoltre è in grado di interagire con l’uomo tramite un’interfaccia vocale che permette quindi di rendere intuitiva la convivenza tra macchina e operatore. 

Ergocub: il robot italiano per i lavori a rischio

ErgoCub è un altro esempio di robotica applicata al lavoro, in questo caso con un focus specifico per i lavori ad alto tasso di infortuni. Una delle funzioni peculiari è quella che permette di prevenire infortuni dell’operatore umano. Infatti Ergocub può analizzare i movimenti e prevedere il carico sull’apparato muscolo-scheletrico, in questo modo può capire e avvisare quando un’azione può rivelarsi pericolosa per chi la compie.

Non solo produzione

I cobot non sono soltanto indicati per il settore produttivo ma anche, ad esempio, nel settore sanitario. Possono aiutare a sollevare i pazienti, oppure possono essere incaricati di trasportare attrezzature da una parte all’altra dell’ospedale. Si tratta di azioni semplici che però possono far risparmiare tempo prezioso al personale qualificato che deve compiere operazioni più importanti. 

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